C’è un momento, nell’arco di una storia collettiva, in cui il passato smette di essere solo memoria e si trasforma in direzione. L’Aquila, la mia città, quella che porto addosso come un profumo ostinato e dolcissimo, ieri ha vissuto uno di quei momenti: la presentazione ufficiale del programma della Capitale Italiana della Cultura 2026.
E permettetemi — sì, stavolta davvero — un moto di orgoglio: perché quello che è stato raccontato a Roma non è semplicemente un calendario di eventi, ma una dichiarazione d’identità, una visione nuova per le città dell’Appennino e, soprattutto, una promessa mantenuta a noi stessi.
Un territorio, mille capitali: la prima vera Capitale diffusa
Alla base della candidatura c’è un principio chiaro, ribadito dal sindaco Pierluigi Biondi: “non una città al centro, ma un territorio intero che si muove in modo coordinato”.
La formula “Un territorio, mille capitali” racconta esattamente questo: 300 eventi in 300 giorni, distribuiti tra L’Aquila, il suo territorio e Rieti, in un progetto che diventa modello nazionale per la valorizzazione delle aree interne.
L’Aquila 2026 non è solo una destinazione, ma un’esperienza culturale diffusa, che coinvolge borghi, parchi, istituzioni, cittadini e produzioni artistiche.
Cultura come infrastruttura: una visione che guarda lontano
Il coordinatore scientifico Pier Luigi Sacco ha parlato della cultura come infrastruttura primaria.
Per molti territori sarebbe una novità; per L’Aquila, non del tutto.
Qui, la cultura — nelle istituzioni, nelle famiglie, nelle tradizioni delle accademie, nei cori, nei teatri, nelle associazioni — è sempre stato un linguaggio condiviso, anche quando la città era ferita o sospesa.
L’Aquila 2026 non fa che dare forma sistemica a qualcosa che, in fondo, esiste già: una comunità che alla cultura tiene che punta a dimostrarlo attraverso:
- programmi di partecipazione attiva,
- cantieri culturali diffusi,
- progetti di rigenerazione urbana,
- l’attivazione del primo Osservatorio Culturale Urbano in Italia.
Sono elementi che collocano L’Aquila non solo come protagonista del 2026, ma come laboratorio permanente di politiche culturali contemporanee.
I progetti principali: tra identità, innovazione e grandi ritorni
Il programma 2026 intreccia produzioni originali, eventi identitari e interventi artistici di respiro internazionale. Tra i principali:
- Opera in prima esecuzione di Nicola Piovani, per gli 80 anni della Barattelli.
- Progetto dedicato a San Francesco, con Davide Rondoni, Roberto Molinelli e Simona Molinari.
- International Conducting Competition “Vittorio Antonellini” con presidente di giuria Salvatore Accardo.
- Mostra al MAXXI L’Aquila dedicata a Fabio Mauri, curata da Maurizio Cattelan e Marta Papini.
- Sond – The School of Narrative Dance di Marinella Senatore: una parata urbana che coinvolgerà tutta la città.
- Performance di Liu Bolin, che realizzerà tre scatti iconici tra Collemaggio, Rocca Calascio e le foreste vetuste.
- Ritorno potenziato degli eventi simbolo dell’Aquila: Perdonanza Celestiniana, Jazz Italiano per le Terre del Sisma, Cantieri dell’Immaginario, Festival delle Città del Medioevo.
In parallelo, il 2026 segnerà il ritorno alla città di luoghi attesi da anni: il Teatro Comunale, il Teatro San Filippo, e il rientro del MuNDA nel Castello cinquecentesco.

Un progetto che unisce comunità, istituzioni e Appennino centrale
Il ministro della Cultura Alessandro Giuli ha definito L’Aquila un territorio capace di trasformare un’esperienza traumatica in una nuova energia culturale.
Accanto alle istituzioni aquilane, partecipano realtà dell’alta formazione artistica e musicale, associazioni, fondazioni e partner privati: un sistema ampio, che conferma la natura realmente corale della candidatura.
Per l’Appennino centrale, è un passaggio significativo: una narrazione condivisa che porta al centro identità, paesaggio e innovazione.
Conclusione: il 2026 sarà un anno per raccontarci davvero
Da aquilana, non cerco superlativi: cerco verità.
E la verità è che il programma 2026 restituisce un’immagine dell’Aquila che riconosco: complessa, resiliente, capace di costruire futuro senza rinnegare il proprio passato.
Da aquilana, non vedo il 2026 come un punto di arrivo.
Mi sembra piuttosto un passaggio, un’opportunità per guardarci negli occhi e capire chi vogliamo essere come comunità.
Il programma completo è disponibile su laquila2026.it, ma il vero lavoro è iniziato molto prima: nelle discussioni, nei dubbi, nelle collaborazioni, nella capacità — finalmente — di sentirci parte di un progetto comune.
E sarà un percorso che, qui su Taste Abruzzo, accompagneremo con attenzione e con lo sguardo di chi l’Aquila la conosce davvero.








